L’avvocato si alzò dalla poltrona su cui aveva appena finito di leggere il quotidiano,
quel suo movimento andò a disturbare il dormiveglia dei due labrador che fino ad allora
erano stati sdraiati ai suoi piedi per tutto il tempo.
Dal salotto si spostò in cucina e andò a versarsi dell’acqua.
In quello stesso momento, sua moglie abbassò lo schermo del suo pc portatile,
aveva ancora un dolce sorriso sulle labbra e il volto disteso e rilassato.
Lo invitò ad andarsi a preparare perchè quella sera
sarebbe voluta andare fuori per cena,
lui annuì evitando di guardarla negli occhi,
in fondo era da diverso tempo che i loro sguardi avevano smesso di cercarsi.
Mentre era nella loro camera da letto ad infilarsi uno dei suoi abiti,
l’avvocato le disse che nel week-end sarebbe andato a pesca con il suo amico Gianni,
la risposta della donna arrivò con qualche minuto di ritardo.
Una volta finito di prepararsi,
entrambi riuscirono ad incontrarsi nel salotto dinanzi al grande specchio
e si infilarono i loro soprabiti.
Lui avrebbe voluto anche aiutarla compiendo l’ennesimo gesto da galantuomo,
ma non si scompose continuando a tenere le mani in tasca.
Durante la cena rigorosamente a base di pesce,
lei parlò di una crociera che avrebbe voluto regalarla all’intera famiglia,
per poter conservare un momento particolare, un ricordo indelebile,
lui annuì come sempre,
mentre con gran garbo infilava la forchetta all’interno dell’ostrica;
si permise soltanto di far notare alcune sue perplessità nei riguardi dello stato
di salute di suo suocero
e a questo suo minimo tentativo di opposizione,
la donna ribadì che ci avrebbe badato sua sorella e il cognato
e poco dopo riprese il cameriere per la poca celerità del servizio,
aggiungendo che quel ristorante incominciava a presentare i primi segnali di declino.
L’avvocato non si scompose e continuò a vedersela con le ostriche e il resto dei frutti di mare.
Dopo cena, durante il tragitto verso casa, nessuno dei due aprì bocca,
il Tg radio informava sui titoli di borsa,
lo sguardo della donna era rivolto fuori dal finestrino
e la loro monovolume tagliava quella strada nel cuore di una serata umida autunnale.
Quel silenzio era così assordante e invadente,
quanto mandava a dire tutto quel silenzio?
Quanto isolava con gran forza le loro vite?
Tempo dopo da quella sera,
soltanto una malattia mise fine a quel silenzio,
le catastrofi o annullano definitivamente o rafforzano e riavvicinano,
nel dolore il passato con il suo fardello di errori passa sullo sfondo,
le colpe cessano improvvisamente, si ricomincia, più forti.
In questo caso credo che sia stato così.